IL QUADRO
La costellazione positiva formata da buone performance delle asset class rischiose, bassa volatilità, flusso di dati macroeconomici benigno e buon esito di alcuni eventi politici potenzialmente rischiosi è stata interrotta la scorsa settimana. La fonte della volatilità, dovuta a fattori politici, è passata dall’altra parte dell’oceano, con gli ultimi sviluppi sull’amministrazione Trump e l’emergere di evidenze di corruzione che coinvolgono direttamente il presidente brasiliano Temer. Il bilancio risulta comunque solo marginalmente negativo, grazie ad un recupero dei mercati azionari e del credito in chiusura di settimana.
BRASILE
Mentre per Trump l’ipotesi di un impeachment viene giudicata improbabile, per il presidente Temer l’eventualità di una fine del suo mandato (per dimissioni, impeachment o per un provvedimento della Corte Suprema) è reale. Eletto alla fine di agosto dopo un lungo e controverso processo culminato con l’impeachment e la rimozione della presidente Roussef, Temer è sostenuto da. una maggioranza di centro-destra che si sta rapidamente sfaldando. In caso di impeachment e rimozione i sostituti che subentrerebbero sono il presidente della Camera e, dopo di lui, il presidente del Senato. Essendo entrambi indagati, la presidenza passerebbe al presidente della Corte Suprema che gestirebbe l’elezione del nuovo presidente da parte del Congresso.
La reazione del mercato è stata decisamente importante. Giovedì il real si è deprezzato del 7,8% (bisogna tornare al 1999 per vedere deprezzamenti giornalieri simili); il declino (-8,8%) dell’indice azionario Bovespa è stato il più marcato dal 2008 (l’indice aveva guadagnato oltre l’80% dai minimi di gennaio 2016); il rendimento delle obbligazioni governative è salito di 55 punti base.
Due fattori principali sono in gioco:
– Il presidente Temer rappresenta una piattaforma politica che punta a smantellare il programma di inclusione sociale e di attenzione per i settori più deboli della società brasiliana implementata dai precedenti governi di sinistra. Per tanti versi la sua presidenza (così come quella Argentina) è vista come un tentativo di ritorno alle politiche di austerità e di maggiore attenzione alle esigenze del business dopo la stagione dei governi di chiara marca progressista in America Latina.
– Gli asset brasiliani (azioni, obbligazioni, tasso di cambio) hanno messo a segno robuste performance dopo la fine dell’era Lula-Roussef, attraendo forti flussi di capitale e generando un posizionamento molto aggressivo degli investitori: tra i fondi dedicati ai paesi emergenti, e guardando attraverso tutte le asset class (azioni, obbligazioni governative e societarie) il Brasile risulta il paese più sovrapesato. Secondo diverse metriche gli asset brasiliani si trovano su livelli di valutazione elevati.
I paesi emergenti hanno beneficiato di forti afflussi di capitale sino alla settimana scorsa e presentano un quadro macroeconomico complessivamente buono. Il Brasile è un componente importante degli indici azionari e obbligazionari dei paesi emergenti e ne influenza la performance in misura significativa. La traiettoria che prenderanno gli eventi in Brasile è in grado di condizionare la performance degli asset emergenti nelle prossime settimane.
LA SETTIMANA
– Mercoledì sono attese le raccomandazioni della Commissione Europea ai singoli paesi. Varie fonti di stampa hanno riportato in settimana che le divergenze tra, da una parte il vice-presidente della Commissione Dombrovskis e dall’altra il presidente Junker e il commissario agli affari economici Moscovici sono state risolte con una soluzione più vicina alle posizioni dei secondi e più favorevole all’Italia. Il rischio era che la Commissione richiedesse: (a) la “restituzione” di una parte (4 mld su 19) della flessibilità concessa per il deficit 2016 a fronte di un aumento degli investimenti pubblici che non si è materializzato e (b) una manovra di 10 mld necessaria per portare il deficit 2018 all’1,2% del Pil.
– Con l’approssimarsi del meeting del 8 giugno, gli investitori sono particolarmente sensibili alle dichiarazioni dei membri della BCE. Durante la settimana passata il mercato ha ricevuto chiare indicazioni che la banca centrale si prepara ad iniziare il graduale percorso verso la normalizzazione. Le parole di Draghi (“la crisi è ora alle nostra spalle”) e di Coeure aumentano la probabilità di una revisione della parte del comunicato post-meeting che descrive la forward guidance (una sorta di guida prospettica sulle future mosse della banca centrale), in particolare l’eliminazione del riferimento alla possibilità di tassi più bassi in futuro. Prima che gli interventi si interrompano per una sorta di black-out in preparazione del meeting del 9 giugno, questa settimana sono in programma interventi di Praet, Constancio e ancora Draghi (mercoledì a Madrid) e Coeure.