L’artista che è stata scelta è una donna a tutto tondo forte e delicata: Vittoria Marziari.
Vittoria ha un legame con l’arte scolpito nel suo DNA da sempre, fin da piccola amava modellare figure con la terra, crescendo ha continuato il suo percorso di formazione all’istituto di Siena Duccio di Buoninsegna.
Un dono quindi, come tutti i doni il grande desiderio di esprimerlo e la responsabilità di preservarlo. Vittoria ha custodito quindi nella sua anima questo legame viscerale con la scultura, nella sua piena vita per molti anni si è dedicata alla sua famiglia, all’insegnamento dell’arte in particolare ai pazienti dell’ospedale psichiatrico San Niccolò.
Ha ripreso poi a pieno il suo lavoro di artista! C’è tutta la sua essenza di complessa natura femminile nelle sue opere, creature di cui è madre, creature dove palpita un cuore aperto e libero.
La sua arte si nutre della voglia di sperimentazione, Vittoria spazia magistalmente dalla tecnica del raku all’utilizzo della ceramica, del bronzo, del ferro, dell’acciaio.
Quando ho visto per la prima volta le sue opere sono stata colpita dal forte senso di movimento che le pervade, tensione verso l’alto, verso l’infinito.
Le sue sculture sono riflessioni sulle emozioni più intime dell’animo umano e sulle sue inquietidini più profonde.
Nel masgalano spicca sul fondo oro la figura sinuosa dall’effige classicheggiante di una donna in argento vivo e luminoso. Sta per sottoporsi ad un esame diagnostico grazie al più moderno macchinario per la diagnosi precoce del tumore al seno. Ecco quindi che Vittoria ha saputo fondere insieme al bronzo elementi classici di forma a linee che raccontano l’avanguardia moderna della ricerca medica.
Il volto della donna è rivolto al fututo, futuro che passa dalla diagnosi medica preventiva, l’unica arma vera per difendere la propria vita.
Questo il messaggio forte che la Lega Tumori lancia a tutte le donne: fare prevenzione significa difendere la vita.
I tumori sono il male oscuro dei nostri tempi, guerrieri feroci ed implacabili che mietono vittime. La ricerca e la prevenzione sono gli unici alleati che abbiamo in questo conflitto.
Una donna malata di tumore lotta per rimanere in vita prima che per se stessa per i propri figli. Cosa c’è di più crudele per una madre di non poter veder crescere le proprie creature, cosa c’è di più crudele per un figlio di affrontare la vita senza avere al fianco la propria madre?
Una donna malata di tumore ci insegna cosa significa difendere ogni istante della propria vita, lottare per esserci, per assaporare ogni attimo, ogni battito del proprio cuore e di quello delle persone amate.
Queste donne affrontano con infinito coraggio il duro destino a loro imposto, hanno una forza interiore che non può essere descritta.
Quando le accudiamo, ci ringraziano con occhi pieni di gratitudine vera, ma siamo noi a dover ringraziare loro per la lezione grande che ci danno.
Io porto indelebili nel cuore gli esempi di due amiche speciali, Letizia e Cristina, mi hanno mostrato come si vive, come si lotta, come si muore, come si rimane vivi nel cuore di chi si ama.
Concludo con le parole di una poetessa senese Laura Nobile:
“Resteremo, dovessero piegarsi le braccia.
Resteremo, anche a costo della morte.
E se gli occhi saranno asciutti, ormai…resteremo.
Sino a che il tempo non peserà su di noi,
e l’ultimo granello di sabbia ci coprirà.
Resteremo, su queste pietre dure.
Su un sorriso spezzato
a colmarlo di pianto. E se gli occhi saranno asciutti dopo,
resteremo…
Sino a che il vento non avrà cessato di soffiare
e ci lascerà vivere.”