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ECONOMIA, COMMERCIO e FINANZA

UPA Siena: ”L’incoerenza di chi Governa. Un plauso all’iniquità fiscale”

11 Gennaio 20155 minuti di lettura
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GianlucaCavicchioli-direttoreUPASienaImu (Imposta municipale unica) sui terreni agricoli. Si avvicina la scadenza del 26 gennaio per i versamenti. La prima, poi rimandata, era stata fissata al 16 dicembre scorso. E’ una doccia fredda per gli agricoltori. Anche per quelli della provincia di Siena, che non ne possono più. Chiunque possieda un terreno agricolo dovrà pagare l’Imu secondo alcune particolari modalità contenute in un decreto. L’Unione Provinciale Agricoltori di Siena manifesta un forte dissenso per il provvedimento governativo che va a tartassare un settore che è trainante per l’economia italiana e che in questo modo va a perdere sempre di più la forza di resistere alla crisi e di fare investimenti.

“Entro il 16 dicembre – spiegano all’Unione Provinciale Agricoltori di Siena – gli agricoltori dovevano provvedere al versamento dell’IMU sui terreni, relativamente all’anno 2014. Un fulmine a ciel sereno, un regalo che non si aspettavano di trovare sotto l’albero”.

“Dovevamo essere più vigili – dice Gianluca Cavicchioli, il Direttore dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena – o forse è stato interesse di chi ci governa tenere “nascosto” questo provvedimento. Visto il comportamento tenuto dal Governo, (il decreto attuativo di fatto non è stato pubblicato ed è intervenuta una proroga sui versamenti) riteniamo che lo stesso legislatore non sia ben certo del comportamento da tenere. Troppe, diciamo noi, le cose che non vanno”.

Pensare che per i seminativi, si debba pagare circa 80 euro è cosa a dir poco folle, oltre al resto dei tributi, ovviamente. La discriminante nel pagare o meno, sta nell’altezza della casa municipale. Un modo certamente sbrigativo e primordiale per dare risposte ad imbarazzanti quesiti. Tante soluzioni potevano essere utilizzate, in un mondo iper tecnologico, che riuscirà, addirittura, a far avere il Modello 730 comodamente pre compilato: si aspettavano di più.

Cercando di essere brevi e chiari allo stesso tempo. Fino ad oggi o forse e meglio dire fino a qualche mese fa con la “definizione di area montana o svantaggiata si intendeva un area vasta, non pianeggiante, con diffuso declino della superficie coltivata e spesso affetta da particolare calo ed invecchiamento demografico…”. Il legislatore, addirittura, assimilava le difficoltà delle zone montane a quelle delle zone svantaggiate con espresso riferimento anche alle similari condizioni economico ed agricole.

GiuseppeBicocchiUPASiena450“L’Unione Europea, tanto cara a chi governa – fa notare Giuseppe Bicocchi, Presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena – ha sempre tenuto in debita considerazione gli svantaggi naturali che si ripercuotono sugli agricoltori che devono operare nelle richiamate aree caratterizzate, come detto, da significativi svantaggi naturali, prevedendo a carico del Fondo Europeo per lo sviluppo rurale, la possibilità di erogare indennità compensative.

Con tali misure – aggiunge Giuseppe Bicocchi – si è voluto anche sostenere il mantenimento delle aziende agricole in aree difficili, al fine di ottenere una maggiore tutela del territorio, la conservazione della biodiversità unito ad una maggiore tutela e diffusione di sistemi agro-silvo pastorali ad alto valore naturalistico. Ci sembrava che tali intendimenti continuassero ad essere perseguiti anche da questo Governo, ma forse ci sbagliavamo oppure dobbiamo considerare quest’ultime, volontà ondivaghe, da proporre a seconda delle convenienze e degli interlocutori?”

“Ci permettiamo – sottolineano all’Unione Agricoltori – di ricordare che l’articolo 44 dell’amata nostra Costituzione, menzionando espressamente queste aree, richiama la necessità di mirati interventi in loro tutela; e questi, oggi, non sono venuti meno. Per ultimo si rammenta che, come accennato in premessa, nel rispetto del richiamato dettato costituzionale, il legislatore, relativamente alle imposte patrimoniali, con espresso riferimento all’ICI sugli immobili, aveva previsto l’esclusione proprio per i terreni ricadenti in aree di collina o montane delimitate dalla legge n 984 del 1977″.

Oggi cos’è cambiato? Interessa l’opera di tutela dell’ambiente? La presenza nelle zone collinari e montane delle aziende agricole, è davvero importante? Si dimentica che il settore agricolo riesce con estrema difficoltà a mantener l’occupazione ma anche questo, evidentemente, non ha attinenza, o meglio, per questa circostanza no, in altri tavoli certamente sì.

“Senz’altro – aggiungono – vogliamo fare la nostra parte ma come sbandierato dai nostri ministri nei loro cari slogan governativi, lo vogliamo fare in ossequio ad una equità fiscale che oggi proprio non riusciamo a vedere, nemmeno lontanamente. Il gettito necessario alle casse erariali, facendo un rapido calcolo, viene di gran lunga superato. Ci verrebbe chiesto di contribuire oltremodo. E per che cosa? Come sempre disponibili al dialogo, come sempre abbiamo fatto delle proposte che permettano di garantire il “gettito” ma che consentono anche alle aziende di …sopravvivere. Non ci interessano le promesse, sempre vane, ma vorremmo chiarezza e serietà”.

La partita si sposta al 26 gennaio, giorno in cui dovrebbe scadere il termine dei versamenti.

“Qualcuno – concludono all’Unione – ci ascolta ed a loro inviamo un ringraziamento ed un invito a perseverare nel condiviso ragionamento. Parliamo, appunto, di numerosi Consiglieri della Regione Toscana, di diverso orientamento politico, che hanno sottoscritto una mozione volta ad ottenere una revisione della procedura di determinazione dell’imposta e di un gruppo di deputati che hanno presentato un interrogazione parlamentare nella quale si chiedono spiegazioni ed indicazioni sull’opportunità del provvedimento e sulla sua equità fiscale. Confidiamo in un ripensamento, in una revisione della procedura. Il pressappochismo potrebbe essere tollerato, continuare nella cecità e nell’arroganza no, proprio no”.

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