La sua impunità non è tuttavia durata a lungo. Infatti l’uomo, nel tentativo allontanare i sospetti su di sé, si era recato sul posto subito dopo il delitto, dichiarandosi testimone dei fatti e additando le responsabilità del delitto ad un coetaneo, e recuperando nella circostanza il cellulare perduto durante le fasi concitate dell’aggressione.
Già dall’inizio la sua versione non aveva però convinto gli investigatori della Squadra Mobile, che nei giorni successivi hanno ricostruito minuziosamente i movimenti dei presenti sulla scena e nelle fasi immediatamente successive.
Particolarmente utili le telecamere del sistema di videosorveglianza del Comune di Siena, messe a confronto con quelle a circuito chiuso del supermercato, dalle quali è emerso che il rapinatore, identificato al suo ritorno sul luogo del delitto per recuperare il cellulare perduto, in realtà coincidesse col vero autore della rapina, non riconosciuto nell’immediato in quanto aveva avuto l’accortezza di presentarsi con abiti diversi da quelli indossati per commettere il furto.
La perquisizione in casa del giovane, disposta dalla Procura presso il Tribunale di Siena su richiesta della Squadra Mobile, ha quindi fugato ogni dubbio: sono state invatti trovate le prove della sua responsabilità tra cui lo zaino all’interno del quale aveva nascosto i vestiti utilizzati per la rapita, reato per il quale è stato denunciato in stato di libertà.