Così l’inizio di un comunicato di Potere al Popolo di Castelnuovo Berardenga.
“Questi episodi si intrecciano con le numerose denunce sporte negli ultimi anni per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, in poche parole, caporalato. Numerosi lavoratori vengono prelevati ogni mattina, pressati con ritmi estenuanti, con varie irregolarità, senza contare le paghe da fame (anche meno di 4 euro l’ora) o le paghe mancate, come nel caso degli ospiti nei CAS. Spesso accanto alle ville, ai castelli e ai resort, molti di questi braccianti vivono accalcati in case, spesso fornite dalle ditte stesse, in condizioni igieniche precarie, senza riscaldamento né acqua calda.
Quindi ormai è evidente che per produrre vini pregiati, tenere il passo del mercato dominato dalla grande distribuzione e, in molti casi, ottenere consistenti profitti, molte aziende chiantigiane appaltano il lavoro a ditte contoterziste che adottano pratiche illegali per rendere disponibile la manodopera a basso costo. Questa pratica diffusa non solo nel Meridione per pomodori ed arance, ma anche per i prodotti di eccellenza nel centro-nord, rappresenta il prototipo del modello neo liberista che a partire dalla fine degli anni ’90 si è imposto a livello globale. La de-regolarizzazione del mercato del lavoro operata in quegli anni, con lo smantellamento del collocamento pubblico, come avveniva con i centri per l’impiego, hanno rafforzato questo fenomeno. Oggi le imprese italiane non si rivolgono più ai centri del collocamento ma si avvalgono dei caporali oppure delle agenzie interinali, che a loro volta sono una sorta di caporalato legalizzato.
Inoltre, se da una parte le politiche italiane tendono a rifiutare la figura del migrante economico o del migrante tout-court, dall’altra il sistema produttivo non vede l’ora di inglobare manodopera assoggettata e vulnerabile dal punto di vista dei diritti sociali. Un sistema di produzione che caratterizza tutto il nostro Paese da nord a sud, dal settore agricolo a quello della logistica e della grande distribuzione, che in sostanza sfrutta l’emergenza umanitaria e sociale dei migranti.”
Per contrastare il caporalato e l’illegalità generalizzata serve una presa di coscienza culturale. Dobbiamo passare dalla logica del mercato e del profitto a tutti i costi, e rimettere l’uomo e i suoi diritti al centro di ogni cosa.
Intanto, ci appelliamo alle istituzioni locali affinché si aumenti la vigilanza su questi fenomeni nel nostro territorio.