IL QUADRO
– Continua il recupero dei maggiori indici azionari, nonostante il clamore sulle ultime mosse dell’amministrazione USA
– Focus sull’avvio della stagione degli utili del Q2 e sulla testimonianza di Powell al congresso USA; appiattimento della curva come prodromo di una recessione probabile tema di discussione
La settimana si chiude positivamente per i maggiori mercati azionari nonostante un momento di crisi mercoledì all’annuncio dell’ultimo giro di vite dell’amministrazione USA in tema di tariffe. Eventualmente gli investitori hanno puntato su una soluzione negoziata USA-Cina e le perdite della giornata sono state rapidamente recuperate con tutti i principali indici in territorio positivo. Un segnale che probabilmente il mercato era preparato e aveva fatto spazio in termini di valutazione per quest’ultimo round di tariffe è la performance degli indici cinesi, in rialzo in settimana di circa il 3%. Con la chiusura positiva di venerdì, lo S&P500 ha visto avanzamenti nelle ultime 6 sessioni su 7 e lo Euro Stoxx in 8 delle ultime 9. Il tono positivo si è diffuso anche a tutto il complesso delle obbligazioni rischiose, con gli HY e i bond emergenti in rialzo.
In termini prospettici, il calendario della settimana vede le vendite al dettaglio USA oggi, i dati definitivi dell’inflazione di giugno in area euro (preliminare: 2% e 1% per il core). Il focus sarà però la testimonianza del presidente della Fed Powell martedì al Senate Banking Committee . La testimonianza, solitamente una fotocopia della prima, sarà poi replicata mercoledì alla House Financial Services Committee.
L’APPIATTIMENTO DELLA CURVA DEI RENDIMENTI USA
Uno dei temi su cui gli osservatori si attendono Powell verrà sollecitato è il continuo movimento di appiattimento della curva dei rendimenti USA. Dal 1960 sette delle otto recessioni dell’economia USA sono state precedute da un’inversione della curva dei rendimenti, misurata come differenza tra i rendimenti a dieci e due anni.
In una sola occasione l’inversione ha dato luogo ad un rallentamento che non è sfociato in una recessione. Inoltre, se non vi sarà nessuna recessione entro il 2020, l’economia USA avrà sperimentato per la prima volta in 120 anni una decade senza una. La scorsa settimana la curva USA ha toccato i 25 punti base; il differenziale non era mai stato così ridotto dal 2006, quando un eventuale inversione aveva preceduto la grande recessione del 2008-09. A fronte di questo, è evidente che il movimento di appiattimento attrae una certa dose di attenzione, con gli analisti divisi negli usuali due campi (“stavolta è differente” e “qualcosa di brutto sta arrivando”).
AVVIO DELLA STAGIONE DEGLI UTILI Q2 CON ATTESE RIVISTE AL RIBASSO IN EUROPA
La stagione degli utili del secondo trimestre ha preso avvio negli USA con tre grandi banche (JP Morgan, Citibank e Wells Fargo) che hanno riportato risultati misti. In Europa la stagione è stata preceduta da una revisione al ribasso delle stime di crescita degli utili, nonostante la debolezza dell’euro (che ha registrato il declino trimestrale più marcato dal secondo trimestre 2015) e il rialzo del prezzo del petrolio (che supporta l’utile di un settore “pesante” negli indici come quello petrolifero). Le stime per la crescita degli utili nel Q2 sono calate del 2,1% negli ultimi due mesi al 5%, con revisioni al ribasso che hanno interessato 7 settori su 11.
Per un mercato che ha visto sinora nell’anno performance mediocri e deflussi di capitali dai fondi azionari, e a fronte di aspettative relativamente depresse, una sorpresa positiva sulla crescita degli utili potrebbe fornire il pretesto per risollevare la performance da inizio anno degli indici, che al momento gravita attorno allo zero.