Il Cda di Mps ha varato la bozza del nuovo piano industriale. Si apre così ufficialmente la trattativa fra il ministero del Tesoro e la Commissione europea che, alla luce del salvataggio pubblico della banca senese, sarà chiamata a verificare il rispetto delle norme sugli aiuti di Stato. Solo al termine della trattativa, il documento tornerà a Siena per l’approvazione finale, che aprirà le porte all’ingresso del Governo come socio al 70% della banca. L’auspicio di chi segue il dossier è che l’iter possa chiudersi intorno a maggio.
Oltre a varare la “proposta preliminare di Piano di ristrutturazione”, il cda di Siena ha approvato i conti 2016, modificando alcune voci rispetto ai risultati preliminari diffusi il 9 febbraio. La novità più importante riguarda il rosso di bilancio, che è stato “rivisto” e alleggerito: è passato da 3,38 miliardi di euro a 3,241 miliardi di euro. Il board ha poi convocato l’assemblea degli azionisti per il 12 aprile, principalmente per l’approvazione dei conti. Il bozza del piano verrà ora trasmessa da Siena al ministero del Tesoro. Si tratta di un documento che, con ogni probabilità, verrà cambiato profondamente nel corso del confronto fra Roma e Bruxelles. Ci sono poi da considerare quelle che potranno essere le incursioni della Bce, che ha già fissato il paletto degli 8,8 miliardi di ricapitalizzazione. Una cifra che è stata usata dall’ad di Mps, Marco Morelli, come parametro di riferimento per la stesura della bozza del nuovo piano, ma che potrà subire modifiche, quando Francoforte avrà il risultato della lunga ispezione fatta negli uffici di Rocca Salimbeni per studiare a fondo i crediti di Montepaschi.
Secondo Jamie Dimon, amministratore delegato di un ex advisor di Mps, Jp Morgan, “cinque o sei miliardi risolverebbero il problema”. Ma Francoforte non pare della stessa opinione. La dismissione dei circa 28 miliardi di sofferenze è un altro importante tassello del nuovo piano. Mps intende venderle in un blocco unico. Secondo indiscrezioni, la banca potrebbe cedere il portafoglio in media al 25% del suo valore contabile lordo. Resta poi l’aspetto esuberi: il piano approvato a ottobre ne prevedeva 2.600 con il taglio di 500 sportelli. Siena invierà questa stessa proposta al ministero. Ma, con ogni probabilità, alla fine della trattativa fra Tesoro e Ue, i sacrifici saranno più corposi.
Anche Morelli non lo ha escluso: “Nel momento in cui hai una discussione con organi di vigilanza che devono tutelare concorrenza e solidità patrimoniale – ha detto qualche giorno fa a un convegno del sindacato Fabi – e lo Stato come contribuente, tutta una serie di istanze dovranno essere affrontate. Io personalmente credo che sia assolutamente più funzionale all’interesse della banca potarla a un certo grado di solidità lavorando sui ricavi, piuttosto che sui costi”.