IL QUADRO
Dopo una settimana positiva per i mercati finanziari, con la debolezza concentrata su alcuni mercati azionari dell’area euro (Italia in primis) e sugli spread governativi, la settimana si apre in territorio positivo per tutti gli indici azionari asiatici ed europei. L’elemento che spinge in questo momento è l’attesa per il “fenomenale” piano fiscale che l’amministrazione Trump ha promesso nelle prossime 2-3 settimane.
SPREAD: FATTORI DOMESTICI E FATTORI COMUNI
Il dibattito sullo spread dei titoli italiani viene solitamente affrontato in un’ottica prettamente domestica, ma ampliando lo sguardo alle dinamiche del mercato obbligazionario dell’area euro nel suo complesso, emergono diversi elementi di interesse. In particolare:
1. L’allargamento del Btp segue l’analogo allargamento dello spread sui titoli francesi, per i quali pesano le incertezze sull’esito delle elezioni presidenziali, e spagnoli.
2. Un allargamento simile non si è invece osservato sugli altri settori rischiosi del mercato obbligazionario, come l’universo dei titoli corporate e high yield.
Tutto questo conferma l’esistenza di un fattore comune che guida gli sviluppi degli spread intra-UEM e che riflette il rischio politico che uno degli importanti eventi di cui il 2017 è disseminato possa produrre un risultato indesiderato per il mercato. Meno convincente appare l’ipotesi che l’allargamento sia frutto della riallocazione dei portafogli obbligazionari a seguito della rapida risalita dei rendimenti vista nella seconda metà del 2016. Al fattore comune sopracitato si sono sommati i noti fattori domestici: la diatriba con la Commissione sul deficit 2017, le problematiche del settore bancario e la possibilità di elezioni anticipate.
In aggiunta, è probabile che alcuni fattori tecnici abbiano esacerbato il movimento di allargamento, come le pesanti emissioni di questi primi mesi dell’anno e l’ampia divergenza tra esposizione (l’ammontare di titoli detenuti, confrontata eventualmente con un benchmark di riferimento) e view (idea soggettiva sulla performance prospettica) degli investitori. L’evidenza fornita dalle survey indica che a gennaio l’esposizione ai titoli periferici era nell’intorno del neutrale, dopo essere stata decisamente lunga negli ultimi anni. Tuttavia questo avveniva a fronte di un netto deterioramento della view sui titoli periferici che ha prodotto un gap tra esposizione effettiva (ancora neutrale) e view (decisamente negativa) che in tutta probabilità gli investitori hanno deciso di colmare.
In termini prospettici, vi è all’orizzonte una molteplicità di eventi che promettono di mantenere il mercato in tensione:
– Sul fronte della finanza pubblica, dopo la prima lettera di risposta del MEF alla Commissione, in cui gli impegni di misure correttive apparivano vaghe, vi è stato un cambio di passo, con una seconda lettera più dettagliata e dichiarazioni più concilianti. Un primo test arriva proprio oggi (h. 11:00) con le previsioni di primavera della Commissione, in cui si espliciterà la posizione dell’organo di governo UE e che anticipa il rapporto sul debito atteso per fine mese.
– Per quanto riguarda le elezioni anticipate, queste rimangono possibili, ma la loro probabilità è sensibilmente diminuita negli ultimi dieci giorni.
– Il calendario internazionale vede le elezioni olandesi il 15 marzo come primo appuntamento del fitto ciclo elettorale in area euro.
LA SETTIMANA
– La produzione industriale tedesca, uscita la scorsa settimana con un valore al di sotto delle aspettative, dovrebbe impattare sul PIL teutonico, ma non tanto da modificare il trend di fondo. La crescita economica verrà delineata dai dati preliminari del Pil per il Q4 2016 in uscita per la Germania, l’Italia e per la zona Euro. I valori attesi dal consensus per la crescita sul Q3 sono: 0.5%, 0.3% e 0.5% rispettivamente.
– Negli USA in settimana la Presidente della FED, Janet Yellen, annuncerà gli indirizzi di politica monetaria nella sua testimonianza semestrale davanti alla Commissione Finanza della Camera. Sarà un appuntamento abbastanza importante in quanto si vedrà se la FED si inchinerà ai desiderata di Trump o continuerà a mostrarsi indipendente, decidendo in autonomia i movimenti sui tassi d’interesse.