Ho dipinto questo quadro come testimonianza di quanto è accaduto e accade tuttora, ho cercato di esprimere attraverso i volti dei giovani monaci l’angoscia, lo smarrimento, l’inquietudine… non è facile. Ma i volti si trasformano e…. chi più di ogni altro può esprimere, nella sua straordinaria tematica quella angoscia paralizzante se non l’urlo di Munch, come qualità cruda del mezzo espressivo che sottolinea il significato e che accentua con la forza del messaggio la rappresentazione del dolore umano.
Ma la “Metamorphosi” dei monaci ha qualcosa di diverso: non allegoria o analisi psicologica che ossessionò simbolisti e espressionisti, non quel “mal di vivere” sintomo di un’epoca e vissuto come disagio esistenziale e turbamento della psiche, non campiture di colore piatte che si materializzano in linee che si irradiano all’esterno in un movimento di fuga di onde sonore che accentuano una atmosfera tesissima in un crescendo di follia e alienazione e che rendono tangibile ed evidente uno stato d’animo. Nei “monaci” lo sfondo è bianco, immateriale, vuoto, muto, la paura di un’umanità sofferente e sola… urla nel silenzio in un mondo sempre più distratto”.