Le sei ore della quinta udienza preliminare di ieri del maxi processo sul calcioscommesse davanti al gup del tribunale di Cremona, Pierpaolo Beluzzi, sono state interamente dedicate alla discussione del procuratore Roberto Di Martino, il quale in mattinata aveva depositato due memorie che si aggiungono alle 82 depositate il giorno precedente.
Una riguarda l’aggravante della trasnazionalità in relazione al reato di associazione per delinquere, l’altra è un riepilogativo di tutte le partite per l’accusa al centro di manipolazioni o tentativi di combine. Più che delle singole partite, di Martino ha parlato delle società, in particolare dell’Atalanta e del Siena del presidente Massimo Mezzaroma. Sono società che avrebbero sfruttato il sistema delle scommesse per garantirsi la promozione in serie A. E’ un sistema che avrebbe sfruttato, in misura minore, anche il Novara.
Il Siena di Mezzaroma è finito nel mirino del pm per una decina di partite quasi tutte combinate su iniziativa della società toscana. Quanto all’Atalanta, sotto i riflettori c’è sempre l’ex capitano Cristiano Doni, il quale, in una intercettazione, riferendosi alla partita Crotone-Atalanta del 22 aprile 2011 finita 2-2, parla dei difensori nerazzurri come se fossero suoi sudditi. Per l’accusa, emerge una posizione di assoluta preminenza di Doni.
“Il panorama che ne viene fuori è assolutamente desolante”, afferma il procuratore Di Martino. E per descrivere il clima di quei tempi, il pm ritorna sul computer miniera di Manlio Bruni, l’ex commercialista di Beppe Signori. Fa l’esempio di alcune intercettazioni tra lo stesso Bruni e Roberto Goretti, ds del Perugia Calcio, che riguardano il Cagliari del presidente Massimo Cellino. Siamo negli anni 2008-2011. Vicende non contestate nell’inchiesta. Ma per l’accusa, quelle intercettazioni svelerebbero situazioni poco chiare con al centro il portiere in seconda del Cagliari.