Attraverso le operazioni finanziarie Santorini, Alexandria, Fresh e Chianti Classico (derivati, prestiti ibridi e cartolarizzazioni) sarebbero stati indicati centinaia di milioni di euro di utili, mai prodotti effettivamente. E allo stesso tempo sarebbero state occultate perdite miliardarie con dati di bilancio truccati per oltre 2 miliardi di euro.
La Procura ha chiesto il processo per Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gian Luca Baldassarri, rispettivamente ex presidente, ex direttore generale ed ex responsabile Area finanza della banca toscana, tutti già condannati in primo grado nel processo ‘Alexandria’ a Siena, dove scoppiò lo scandalo e da dove sono stati trasmessi gli atti che poi hanno dato vita ai filoni chiusi oggi a Milano. Coinvolti nelle indagini anche sei tra dipendenti ed ex della filiale londinese di Deutsche Bank, che aveva strutturato il derivato Santorini poi venduto all’istituto e che sarebbe servito ad occultare le perdite. Si tratta di Ivor Dunbar, Michele Faissola, Michele Foresti, Dario Schiraldi, Matteo Vaghi e Marco Veroni. Indagati anche due manager della banca d’affari Nomura, che aveva strutturato il derivato Alexandria: l’ex ceo Sadeq Sayeed e l’ex responsabile vendite per l’Europa e il Medio oriente Raffaele Ricci. Mussari e Vigni, in particolare, in concorso con gli altri indagati, “con l’intenzione di ingannare i soci” per “conseguire per sé e per altri un ingiusto profitto” avrebbero esposto, come scrivono i pm nell’imputazione, nei “bilanci, nelle relazioni e nelle altre comunicazioni sociali” fatti “materiali non rispondenti al vero”, causando così “ad MPS un danno patrimoniale di rilevante entità”.