Fu in quel momento che scoprii il suo lavoro coreografico, insieme alle sue abilità di interprete-danzatore. Poco tempo dopo abbiamo lavorato insieme, visto che mi ha sollecitato per la costruzione della drammaturgia dell’opera « Oscuro secreto de una historia mágica », presentata dal Ballet Nacional Chileno nel 2002. Da questo momento, mi è apparso chiaro il forte legame di Estaban con il mondo della visualità. Ho scoperto che le sue coreografie, – concepite come un disegno integrale -, avevano una forte presenza tattile, oggettuale, che univa colore, forma, movimento, nel disegno peculiare del suo spazio. Per questo motivo, non mi sorprende la sua avventura pittorica. Avventura in cui, si potrebbe dire, sorge la sua origine presentandoci un certo tellurico sguardo costitutivo del latino-americano – pensiamo allora, e come esempio, in un arco che va da Orozco a Lam, da Matta a Guayasamín-, con un uso del colore e dell’immagine legato alla terra dagli stessi processi pittorici di elaborazione: le immagini di Esteban Peña emergono da un fondo oscuro, dall’abisso della terra alla luce. Le sue immagini si svelano grazie all’ostinata ri-copertura dell’oscurità. Si tratta di una procedura che aggiunge e aggiunge fino a coprire completamente la tela, la carta, ottenendo così, finalmente, un colore più denso, pesante, in cui la luce nasce e si manifesta elettrica ma temperata, tra lagune, viridianas, magenta, turchese, imprigionata in linee che come segnali circoscritti, marcano fattezze, delimitano spazi, membri, contorni, figure presentando aree di colori piatti – echi di Mattisse, Mondrian e Gaugin – che acquistano ora un fato scultoreo, ora degli allineamenti di iscrizione e grafia. C’è qualcosa del realismo magico nella sua ispirazione, forse dovuto all’impronta che questa corrente domanda al latino-americano come segno e lettera di presentazione, o forse, penetra in effetti nella sua percezione di artista, e piuttosto che temi di rappresentazione, la sensazione di un continente che ancora oggi insiste nel sentirsi estraneo e diverso alla civiltà europea – Esteban, crea, lavora, studia e dà forma alla sua arte con pazienza ossessiva. Tecniche miste. Acrilico. Pastelli a olio. Creazione di figure di forte antropomorfismo. Echi di rappresentazione naïve, arte figurativa, costruzione di totem imbunches, decisi volti di espressionismo, si conformano alla sua panoplia di elaborazione personale. La mostra che oggi ci interessa, ci annuncia il punto della sua traiettoria: Ma-donna – “mia signora”, in una traduzione letterale – è presentato qui a Siena. E l’artista scopre in Italia, nelle terre di Siena e della Toscana, la tradizione e il passato, vestendo le vecchie madonne, queste vergini nei templi sacri, immerse in una luce speciale. Luce toscana, religiosa e colta. Luogo in cui le forme femminili nell’arte religiosa si mostrano in colori propri, in linee e volumi che esprimono una tranquillità antica. Linee, colori, sensazioni che parlano all’artista che viene da terre lontane, per ispirare la sua mano, l’unione di questa antica rappresentazione pittorica con gli echi di un’arte che attinge in un sud’America al di là del mare.
A. Figueroa
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venerdì, 26 Aprile 2024