L’iniziativa, che nasce dalla convergenza di interessi di un gruppo di docenti e dirigenti, vuole essere un’occasione per affrontare e discutere un problema sicuramente annoso: la didattica del latino. In un momento che vede tutta la scuola interrogarsi intorno ai propri metodi e tentare, almeno, di rinnovarsi, è necessario fare il punto su una materia scolastica che, proprio per la sua natura, è concentrata sul passato.
Il convegno, dopo i saluti del preside ospite, il professor Alfredo Stefanelli, e una presentazione a cura del comitato scientifico e promotore (di cui fanno parte i professori Lorenzo Micheli, Sabrina Pirri, Alessandra Vannozzi e Raffaele Giannetti), entrerà nel vivo dei lavori con una prolusione del professor Alessandro Fo (Università di Siena) dal suggestivo titolo “Tradurre l’intraducibile: la sfida di Catullo”. Seguirà un intermezzo musicale dedicato proprio allo stesso Catullo: gli studenti del Liceo musicale «E.S. Piccolomini» eseguiranno, per la direzione del maestro Leonardo Giomarelli, alcuni dei Catulli Carmina di Carl Orff (tenore il M. Marco Rencinai). Sarà poi la volta dei contributi di due docenti delle Università di Venezia e Firenze, i professori Alessandro Iannella e Rossella Iovino, incentrati rispettivamente sulle prospettive digitali e sulla linguistica.
Nel pomeriggio, dopo la pausa, sarà il professor Paolo Conti a rendere quella latina una letteratura comparata, mentre il professor Andrea Giambetti svolgerà il tema, necessariamente più filosofico, della traduzione come sfida etica. A conclusione degli interventi specialistici, la professoressa Sabrina Pirri svolgerà un tema a lei caro che vede implicati il latino e l’inglese, la letteratura antica e la sua fortuna, ovvero le sue metamorfosi: Ovidius Redux. Dopo il dibattito, le conclusioni a cura del professor Antonio Vannini.
Dal programma emergono chiaramente sia l’intento di strappare il latino alla sua solitudine per ricollocarlo in un contesto più ampio, sia la consapevolezza, cresciuta rapidamente in questi ultimi anni, che non si tratta qui soltanto di una materia scolastica fra le altre, ma di uno strumento, decisamente unico e prezioso, per viaggiare nel tempo e nello spazio anche attraverso le varie lingue contemporanee, fra le quali, in primis, la nostra (che del latino ha tanto bisogno).