IL QUADRO
– Calo marginale delle tensioni USA-Cina ma aumento esponenziale delle tensioni USA-Russia
– Con la stagione degli utili che entra nel vivo un tema rilevante di mercato è: come sono le aspettative di consensus (alte) e quanto importanti sono gli utili per la performance del mercato (molto, ma…)
Il mercato ha reagito compostamente (maggiori indici in rialzo dell’1-2%) a una settimana che ha visto un calo marginale delle tensioni USA-Cina, ma un aumento esponenziale delle tensioni USA-Russia, sfociate venerdì notte nell’intervento in Siria. Il flusso di notizie geopolitiche ha messo in ombra gli sviluppi sul fronte delle politiche monetarie (minute del meeting BCE di marzo) e dei dati macro che confermano l’indebolimento del ritmo di crescita nell’area euro (produzione industriale di febbraio più debole del previsto). L’indice delle sorprese economiche in area euro è collassato ad un livello superato solo a metà del 2005, in occasione della recessione seguita alla grande crisi finanziaria del 2008 e nell’estate del 2011, poco prima che l’economia dell’area euro sperimentasse il cosiddetto double dip in recessione.
Non è affatto sicuro che l’attenzione del mercato sia pronta a spostarsi dai fattori geopolitici, specialmente con la prospettiva dell’annuncio in settimana di una nuova lista di importazioni cinesi da sottoporre a tariffe, ma l’avvio della stagione degli utili societari potrebbe fornire un’opportunità.
UTILI Q1: UN FATTORE CHE ALLEVIA IL PESO DELLA CONFUSIONE GEOPOLITICA?
La stagione degli utili del primo trimestre (Q1) ha preso avvio, con un gruppo di banche che venerdì ha riportati utili superiori alle attese (nonostante questo sia JP Morgan che Wells Fargo hanno chiuso la sessione in negativo a seguito dei commenti del CEO di JP Morgan sulle intense pressioni competitive). Questa settimana 61 società dello S&P500 riportano gli utili. Con il mercato che si trova su livelli di valutazione storicamente elevati, e con un rally che sinora ha vissuto su una espansione considerevole dei multipli (considerando il rapporto tra prezzo e utili P/E: su una crescita dell’indice S&P500 superiore alla crescita del denominatore, rappresentato dagli utili) è verosimile che ulteriori eventuali avanzamenti degli indici quest’anno dipenderanno in larga parte dalla crescita degli utili societari. Naturale che uno dei temi ricorrenti in occasione della stagione degli utili sia dove siano le attese di consensus e quanto gli utili riportati siano rilevanti per la performance degli indici azionari.
Il consensus si attende per il Q1 una crescita del 18,4%, in accelerazione rispetto al 15,2% del Q4 2017. I fattori alla base di questa previsione di crescita robusta sono la continua forza dell’economia USA, il deprezzamento del dollaro e i tagli delle tasse societarie introdotti recentemente, con la ciliegina sulla torta rappresentata dal rialzo del prezzo del petrolio che supporta gli utili del settore energetico.
Come evidenziato in una nota di ricerca di Deutsche Bank, dalla fine del 2016 una alta proporzione della salita degli indici azionari è avvenuta in concomitanza con la stagione degli utili, che nel periodo ha tendenzialmente sorpreso al rialzo, con utili effettivi superiori alle attese.
Risultati simili si ottengono allargando l’analisi sotto il profilo temporale: un articolo di Bloomberg riporta che dal 2013 circa l’80% della salita del S&P500 è avvenuta durante la stagione degli utili. Tuttavia, come si può notare anche dal grafico precedente, questa regolarità è stata interrotta spettacolarmente dal volatility shock a cavallo tra gennaio e febbraio; l’episodio ha interrotto una sequenza di venti trimestri consecutivi in cui l’indice è salito durante la stagione degli utili.
Questi risultati appaiono meno sorprendenti se consideriamo: (a) la lunghezza di un bull market che è entrato nel suo nono anno di vita e che se proseguisse sino ad agosto diverrebbe il più lungo della storia, (b) ogni trimestre la stagione degli utili copre circa due mesi su tre, catturando quindi giocoforza una alta proporzione della performance.
LA SETTIMANA
Dati macro – Il flusso di notizie macro è previsto leggero in settimana, con le vendite al dettaglio e la produzione industriale di marzo negli USA e i numeri finali dell’inflazione di marzo nell’area euro (preliminari: 1,4% e 1% per l’indice core). In programma anche il Pil cinese del primo trimestre, con il consensus che si attende un 6,8%, identico al numero registrato nella seconda metà del 2017.
Dibattito macro – Si apre il meeting di primavera del FMI/Banca Mondiale. Il meeting vede la partecipazione di banchieri centrali, ministri dell’economia e manager del settore privato e consiste in un gran numero di seminari, conferenze stampa e eventi che costituiscono l’occasione perfetta per esternazioni sui temi correnti.
Politica UE – Merkel e Macron si incontrano per discutere di commercio estero e riforme. Sul primo fronte, sono attese dichiarazioni riguardo la posizione dell’UE a fronte delle ultime mosse dell’amministrazione USA. Sul secondo fronte, uno dei punti aperti è la creazione di uno schema di assicurazione dei depositi bancari che copra tutta l’area euro. Recentemente, il nuovo ministro delle finanze tedesco Scholz non si è discostato troppo dalla linea del suo predecessore Schauble, dichiarando che vede la creazione dello schema come un obiettivo di medio termine e subordinato alla riduzione del rischio nel sistema bancario, un modo per, secondo l’interpretazione prevalente, ritardarne il più possibile l’introduzione.