IL QUADRO
Si apre una settimana durante la quale il focus sarà su alcuni importanti dati macro e che precede un periodo di 2-3 settimane di bassa attività di mercato prima della ripresa a pieno ritmo il 24-26 agosto con il simposio della Fed a Jackson Hole. Ad un giorno dalla fine del mese, i mercati finanziari chiudono luglio con performance miste sui maggiori indici azionari, negative sugli indici obbligazionari e positive nello spazio del credito (corporate e high yield), confermando comunque le tendenze viste in una discreta prima metà dell’anno.
La sensazione diffusa è che i rischi provengano più dall’ambiente di bassa volatilità che dal quadro macro (crescita, inflazione), micro (utili societari) o di politica monetaria. A proposito di assenza di volatilità, qualche osservazione sparsa (tra le molte altre che si potrebbero elencare): dal giugno 2016 lo S&P500 non sperimenta una correzione pari almeno al 5%; dal 1990 l’azionario dei paesi emergenti ha avuto ogni anno almeno un episodio correttivo (pari almeno al 10%). Questa bassa volatilità e assenza di correzioni significative incoraggiano le posizioni di rischio (i flussi verso i fondi azionari hanno visto un’accelerazione nelle ultime settimane) e aumentano il nervosismo degli investitori che sono rimasti fuori dal movimento e amerebbero rientrare sul mercato se solo una correzione si materializzasse.
La scorsa settimana il meeting della Fed non ha prodotto particolari mutamenti alla struttura delle aspettative precedenti l’incontro. Lo scenario centrale è per una definizione dei dettagli dello “sgonfiamento” del bilancio della Fed in settembre-ottobre ed un rialzo dei tassi a dicembre, a cui il mercato attribuisce una probabilità di poco inferiore al 50%.
Con i meeting della BCE (20 luglio) e della Fed (26 luglio) alle nostre spalle, si chiude un periodo particolarmente movimentato per le banche centrali, aperto a fine giugno dal forum della BCE in Portogallo che ha ravvivato la nozione di banche centrali che si muovono verso una normalizzazione delle politiche monetarie espansive degli ultimi anni. Nelle prossime settimane il tema della politica monetaria andrà in tutta probabilità in ibernazione, lasciando i mercati in una posizione di attesa del simposio annuale che la Fed organizza a Jackson Hole (24-26 agosto), la classica occasione per fare il punto sulle politiche monetarie globali. I mercati finanziari hanno abbracciato il tema di una restrizione monetaria coordinata delle maggiori banche centrali (ad eccezione della Banca del Giappone). Alla ripresa a pieno ritmo delle attività di mercato dopo l’estate il quesito sarà se le condizioni (in particolare sull’inflazione) permetteranno la restrizione o se questa si limiterà a una rimozione/rimodulazione di alcune misure eccezionali (programma di acquisti di titoli).
LA SETTIMANA
– Domani verrà rilasciata la prima stima della crescita del Pil nel secondo trimestre nell’area euro. Venerdì scorso i numeri di Spagna e Francia hanno cementato le aspettative per una crescita attorno allo 0,6% sul trimestre precedente (2,1% in termini annuali), che si colloca al di sopra delle stime della crescita potenziale (attorno al 1,5%). Tutte le misure di fiducia si trovano su livelli storicamente elevati e puntano ad un ambiente estremamente positivo; allo stesso tempo la forza dell’euro non ha ancora probabilmente intaccato l’export. I numeri italiani verranno rilasciati il 16 agosto; complessivamente gli indicatori di fiducia e di attività a disposizione suggeriscono un ritmo di crescita non distante dal discreto 0,4% trimestrale visto nel primo trimestre; un numero in linea con il Q1 porterebbe il tasso di crescita annuale al 1,5%, il più elevato degli ultimi sei anni .
– Rimanendo in area euro, in programma anche i dati sull’inflazione di luglio. Il consensus si attende una stabilità rispetto a giugno, con l’inflazione annuale all’1,3% e il core all’1,1%, ma i dati nazionali rilasciati sinora sono stati nel complesso leggermente superiori alle aspettative, con la possibilità di vedere numeri di un decimo di punto superiori.
– Negli USA l’attenzione è concentrata su indice ISM e sui dati sul mercato del lavoro (non-farm payrolls).