con alla testa il Prefetto Armando Gradone, il Procuratore della Repubblica Salvatore Vitello, i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine, la mamma, un figlio e i parenti delle vittime, il Sindaco di Siena e il Sindaco di Sinalunga, coi gonfaloni dei rispettivi Comuni, i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Carabinieri e delle Associazioni combattentistiche e d’Arma coi loro vessilli, i Carabinieri di Siena con il loro Comandante Provinciale, Colonnello Giorgio Manca, hanno celebrato con una Messa officiata dal cappellano Militare della Legione Carabinieri “Toscana” Don Mauro, la memoria dei due Carabinieri uccisi esattamente 26 anni fa in pieno centro cittadino. È seguita la deposizione di una corona di fiori sul luogo dell’eccidio.
La tragedia si compiva alle tredici e trenta. Vicino a piazza della Lizza, sotto un sole cocente, mentre nel vicino palazzo di giustizia continuava il solito via vai di persone. Tre colpi di pistola sparati da breve distanza uccidevano i carabinieri Mario Forziero e Nicola Campanile. Ammazzati da Sergio Cosimini, 27 anni, fiorentino. I due militari lo avevano fermato mentre percorreva contromano su un ciclomotore via dei Gazzani. I due militari sopresi da quella reazione eccessiva e imprevedibile morivano pochi minuti dopo in ospedale. Non avrebbero mai potuto prevedere questo epilogo in una tranquilla giornata di una città tranquilla. Il loro sacrificio susciterà emozioni forti nella civilissima città di Siena. Il rumore dei colpi era rimbalzato sulle mura secolari del centro storico. La gente si era precipitata sul posto e aveva visto i militari rantolare. Alla centrale operativa dei Carabinieri già erano in allarme perché i due colleghi non rispondevano alle chiamate.
Due vigili urbani si mettevano alle costole del giovane e lanciavano a loro volta l’allarme via radio. Cosimini svicolava, cercava di eclissarsi. In fondo a via dei Fruschelli, a cinquecento metri da dove Campanile e Forziero stavano morendo, trovava un gruppo di turisti che saliva su un pullman. Cercava di mescolarsi nel mucchio, ma una pattuglia della polizia lo raggiungeva. Gli agenti lo afferravano. Cosimini era stravolto, aveva occhi spiritati, forse non si rendeva nemmeno conto di quello che aveva fatto. Lo riportava alla realtà la ressa minacciosa che gli si stringeva intorno. La notizia dell’ micidio dei due carabinieri era scivolata rapida per il centro di Siena scuotendo la gente, svegliando rabbia e rancore. I poliziotti infilavano a forza Cosimini nella loro volante per raggiungere la questura, evitando la folla minacciosa che si andava accalcando attorno all’omicida.