IL QUADRO
Nonostante la buona chiusura dei mercati USA venerdì e dei mercati asiatici stamane, apertura al ribasso per i mercati azionari europei, dopo la performance negativa della scorsa settimana. La settimana passata è stata caratterizzata da un flusso di notizie positivo sul quadro macro, con il Pil del Q4 nell’area euro allo 0,5% trimestrale (che porta il dato annuale ad un robusto 1,8%) e l’inflazione di gennaio che ha confermato le aspettative di un balzo deciso verso il 2% (1,8%), sebbene l’inflazione core rimanga ancora sotto l’1%. Negli USA il mercato del lavoro si è rivelato più forte del previsto, così come l’indice ISM. Come da attese, nulla di fatto da parte delle banche centrali USA, Giappone e UK.
PERFORMANCE DI MERCATO IN GENNAIO
Il mese sarà ricordato per l’avvio della presidenza Trump il 20 gennaio. E’ impossibile sapere come saranno i suoi primi cento giorni da presidente, ma molti si augurano che siano alquanto diversi dai primi dieci, che si sono rivelati molto poveri sui temi cari al mercato. Questo è vero anche tenendo presente che il flusso consistente di dati macro, sia negli USA che nell’area euro, diminuisce l’urgenza dell’avvio della politica economica espansiva negli USA.
Uno sguardo alle performance del primo mese dell’anno mostra che un chiaro vincitore è stato l’azionario dei paesi emergenti, con alcuni indici (Bovespa) che mostrano performance superiori all’8%. La parte alta della classifica è completata da alcune commodities (argento, rame).
Le obbligazioni dei paesi emergenti sono state sinora immuni dall’ambiente di rialzo dei rendimenti globali (a dire il vero, dall’inizio dell’anno un fenomeno più europeo che globale), consegnando un rendimento attorno al 2%. Per quanto riguarda l’universo delle obbligazioni in valuta locale, queste hanno beneficiato del rally nei confronti del dollaro. La buona performance ha incoraggiato robusti flussi di investimento sui fondi specializzati nel settore. Nel mese passato gli afflussi sono stati i secondi più alti mai registrati a gennaio.
I peggiori performer sono stati alcuni indici azionari della periferia europea (Grecia, Portogallo, Italia). In territorio negativo tutti gli indici obbligazionari governativi europei; in particolare l’indice dei governativi italiani ha perso il 2,5%, una variazione molto rara al di fuori del periodo fine 2010-2011, caratterizzato dalla crisi del debito sovrano.
ITALIA: I PROSSIMI APPUNTAMENTI CHIAVE
Che differenza può fare un allargamento dello spread btp-bund di 25 bps in pochi giorni? Per esempio può fare la differenza tra (a) un paese in cui il dibattito è centrato su una rapida revisione della legge elettorale che permetta di andare al voto in tempi rapidi e un rigetto della richiesta della Commissione Europea di un ulteriore aggiustamento sul deficit 2017, e (b) un paese in cui le elezioni anticipate sono inopportune e le misure di aggiustamento saranno messe in cantiere in tempi brevi.
Il paradosso (tutt’altro che nuovo) di questa delicata fase è che tanto più il mercato “preme” sullo spread sui timori di elezioni anticipate e di “indisciplina” fiscale, tanto più le dinamiche politiche ed istituzionali interne si mettono all’opera per allontanare questi timori. Vi sarà bisogno di questo meccanismo stabilizzatore durante il mese di febbraio, dal momento che i prossimi passi nel confronto Italia-UE sono:
– 13 febbraio: presentazione delle previsioni di primavera della Commissione, che costituiscono a questo punto una risposta indiretta alla lettera del governo italiano (integrata dalle dichiarazioni più concilianti di Padoan in parlamento)
– 22 febbraio: presentazione dell’atteso rapporto della Commissione sul debito pubblico italiano.
Nel frattempo lo spread Btp-bund, dopo il forte allargamento di lunedì scorso, seguito da una stabilizzazione tra i 180 e i 185 punti base, ha aperto la settimana poco sotto i 190 pb, area inviolata dal maggio 2014.
LA SETTIMANA
– Il PMI Manifacturing dell’area Euro, uscito molto forte la scorsa settimana, potrebbe essere seguito questa settimana da dati altrettanto solidi sulla produzione industriale nell’area euro. La Germania lunedì pubblicherà i dati preliminari di dicembre; a seguire il 10 febbraio i dati relativi a Francia, Italia e UK.
– Negli USA in settimana i dati principali riguarderanno la bilancia commerciale e l’indice di fiducia dei consumatori, Michigan Consumer Sentiment Index, che rappresenta con una certa attendibilità la futura tendenza alla spesa dei consumatori USA.
LA SETTIMANA IN BREVE
– Mercati azionari negativi nella settimana (Nikkei -2,8%; Euro Stoxx -0,8%), sull’onda di una generale crescita dell’avversione al rischio, con l’eccezione del S&P500 che chiude praticamente invariato grazie al recupero di venerdì.
– I titoli bancari italiani nella settimana trascinano al ribasso il FTSEMIB che arretra dell’1,1% e che passa così in negativo da inizio anno (-0,6%), mantenendo comunque una performance relativa positiva vs. lo Euro Stoxx Banks (+6,2%).
– Sul fronte obbligazionario, rendimenti in calo per Bund e Treasury, mentre continuano a salire i rendimenti dei BTP, ai massimi da fine 2014, per effetto dell’incertezza che continua a gravare sul nostro paese. Lo spread Btp-Bund è tornato decisamente oltre i 180 punti base e apre la settimana corrente vicino ai 190 pb.
– Per quanto riguarda il mercato dei cambi, in settimana è continuato l’apprezzamento dell’Euro sia verso dollaro (tornato verso i livelli di novembre scorso) sia verso la sterlina.