“Mi piacerebbe che chi si trova in una situazione analoga – si apre il rapper – ascolti e comprenda che l’abisso in cui si cade nelle prime settimane deve essere solo toccato per poi tornare a galla. Io sono stato aiutato da mia figlia (che aveva cinque mesi) e Invictus è un omaggio al suo cuore e alla sua anima: è stata lei, tra la prima e la seconda risonanza, quando il terrore di un countdown già iniziato mi dominava, a infondermi fiducia, a darmi quel flusso di vita che pensavo si stesse asciugando. Spero a mia volta di aiutare gli altri con la musica”.
Ad Libitum è un disco “fuori moda, fuori tempo e fuori luogo”, come lo definisce, non senza ironia, l’autore stesso. Fuori moda per l’omaggio esplicito ai valori originari dell’hip hop, estetica compresa, e a vari esponenti dell’epoca felice del rap. Fuori tempo per l’obliquità naif delle metriche e del flow, con la cadenza francese del sud che prevale anche quando le rime sono in italiano, spiazzando l’ascoltatore. Fuori luogo perché, nonostante si tratti di un disco nato in Italia, l’etichetta e distribuzione, Musicast, è francese, ci sono vari ospiti marsigliesi e con ogni probabilità i suoni risulteranno più familiari a Marsiglia che in qualsiasi altro posto al mondo.