Il sindaco Ciampolini, per la verità, si era opposto giudiziosamente alla spesa di soldi utilissimi in quel momento per una prima ricostruzione. Si affacciò alla finestra del Palazzo e disse al popolo: “Scegliete, volete o me o il Palio?”, pensando di portarli alla ragione, ma una sola voce si levò tra migliaia di bocche: “Il Palio!”.
Il Sindaco ci restò male ma rimase in carica e proclamò il Palio straordinario per fine agosto 1945. Sarebbe stato, si disse, il Palio della Pace. Tre i cavalli più forti: Mughetto al Bruco, Elias alla Tartuca, e Folco al Drago.
L’ex podestà Soci di Guelfi, l’unica autorità fascista che fu rispettata e anche amata da larghi strati popolari, tanto da poter uscire da Palazzo Pubblico dal portone principale, era diventato Priore del Bruco e con la lodevole intenzione di pacificare gli animi voleva la vittoria per la sua contrada. Il Bruco si strinse in un entusiastico abbraccio e stanziò tutti i quattrini necessari a corrompere i fantini avversari. Sarebbe stato il Bruco vincitore a furor di popolo.
Ma un giovinottino venuto a Siena a fare l’università per diventare avvocato fu scelto per fatalità come fantino della contrada del Drago. Esperienza ne aveva poca, ma di certo non avrebbe potuto dar ombra al Bruco. Invece lo studente, che aveva suscitato tante simpatie tra le ragazze di Siena, prese il nomignolo di Rubacuori e cominciò a far funzionare un ticchettio strano del suo cervello esaltato.
Alla partenza scatta primo il cavallo Elias, con in groppa Amaranto per la Tartuca, il più bravo e più iellato dei fantini di tutta la storia. Ma la partenza non è valida e la scena si ripete una seconda volta. La Tartuca contesta e se ne va dalla Piazza arrabbiatissima, imitata da un paio di contrade.
Silvio Gigli, tartuchino doc, si avvicina indisturbato al mossiere e gli molla un manrovescio, accendendo uno scambio di schiaffi clamoroso. Dopo una serie di simili vicende si arriva ad una nuova busta sulla quale si legge un nuovo schieramento di partenza.
Va via Pietrino su Bozzetto per l’Istrice e al curvone di San Martino costui si allarga per assestare una “cavallata” a Rubacuori del Drago che sopraggiunge, ma lo studente non ci casca e lascia il posto al Bruco che prende la testa della corsa. Ma qui il fantino Arzilli ormai avviato alla vittoria commette un errore: nerba il cavallo del Drago e Rubacuori risponde con tutto l’impeto dei vent’anni e straccia l’avversario a forza di colpi, poi passa in testa e va a piazzarsi primo contro le previsioni e la volontà generale.
A questo punto i contradaioli del Bruco non ci vedono più e decidono di aver vinto loro. Sono soprattutto le donne che strappano il Drappellone dall’asta e lo riducono in mille pezzi come per un’esplosione. Poi la contrada del Bruco esce di Piazza inalberando l’asta nuda come se ci fosse stato appeso sopra il Palio.
Pochi giorni dopo i Brucaioli furono puniti dal Comune e fu preparato un nuovo Drappellone che fu consegnato al Drago il 23 settembre alla presenza di tutte le contrade. Ancora oggi a Siena c’è qualcuno che conserva di nascosto qualche piccolo brandello del Drappellone strappato che avrebbe dovuto celebrare la Pace e che invece provocò una delle zuffe più teatrali di tutta la storia del Palio.