La Regione dovrà verificare e segnalare l’eventuale carenza di farmaci necessari alle cure dei pazienti affetti da deficit dell’ormone della crescita, agevolarne l’approvvigionamento e garantire i percorsi di cura. La proposta di risoluzione in merito al “trattamento primario ai pazienti affetti da deficit dell’ormone della crescita – ormone GH”, illustrata in Aula dal presidente della commissione Sanità, Stefano Scaramelli (Pd) è stata approvata dal Consiglio regionale con voto unanime. Impegna la Giunta a “verificare e segnalare eventuali difficoltà di approvvigionamento dei farmaci utili ai pazienti affetti da deficit dell’ormone GH, e verificarne l’adeguata offerta rispetto alla domanda, sensibilizzando la rete di distribuzione sull’importanza della compresenza della diversa tipologia dei farmaci adatta allo specifico paziente principalmente pediatrico”; la Giunta regionale è chiamata inoltre a “garantire il reperimento, presso le farmacie, della cura appropriata per ogni singolo paziente affetto da deficit dell’ormone della crescita e patologie croniche, evitando a pazienti e famiglie la modifica del percorso di cura, spesso causa di fallimenti terapeutici e di ricadute importanti sugli esiti clinici delle terapie”.
“Ci sono mille persone in Toscana con questo deficit – ha detto Scaramelli -, di cui 400 sono bambini. Una persona ogni 3.500 non produce l’ormone della crescita GH in quantità sufficiente a causa di problemi nell’ipotalamo o nell’ipofisi. Con il via libera di oggi il Consiglio impegna la Giunta a verificare le cause della denunciata mancanza di disponibilità nelle farmacie dei medicinali fondamentali per il trattamento delle patologie nei pazienti affetti da deficit dell’Ormone della crescita. Non solo. L’impegno che chiediamo alla giunta è anche quello di segnalare le eventuali difficoltà di approvvigionamento dei farmaci e garantirne il reperimento”
La commissione Sanità aveva tenuto il 20 febbraio un’audizione dell’associazione delle famiglie di soggetti affetti da questa patologia (AFaDoc). L’associazione aveva avanzato la richiesta di presa in esame, da parte delle istituzioni della sanità toscana, delle particolari difficoltà sostenute da molti pazienti e dalle loro famiglie, dovute alla mancanza di medicinali di cura specifici, necessari a garantire la continuità terapeutica nella cura.