Nel corso della mattina di ieri, giovedì 29 febbraio, la Squadra Mobile della Questura di Siena, ha eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, nei confronti di nove persone di origine pakistana, di cui quattro accusate di far parte, con ruoli diversi, di un’associazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di connazionali.
Tutti i nove soggetti fermati, a diverso titolo, sono accusati di vari delitti quali l’organizzazione all’ingresso illegale di clandestini, di rapina, di lesioni e di un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione nei confronti di una delle vittime. Il provvedimento di fermo dovrà essere vagliato dal giudice per le indagini preliminari ai fini della eventuale convalida.
L’indagine era iniziata nel marzo 2023, a seguito del verificarsi di due episodi particolarmente gravi. Il primo, avvenuto il 19 marzo 2023, di lesioni aggravate, con l’aggressione di due cittadini di origine pakistana da parte di più persone appartenenti al gruppo criminale.
Il secondo, realizzato lo stesso giorno e quello seguente, di tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione, consistito nel trattenimento forzato in un appartamento di Siena di una delle vittime.
Lo sviluppo delle indagini ha consentito di scoprire che le persone offese dagli episodi delittuosi erano state vittime anche di rapina, nonché di individuare l’estenuante tragitto che le aveva portate in territorio italiano. Percorso che si è snodato attraverso la cosiddetta rotta balcanica, con l’esborso di ingenti versamenti di denaro versati, tramite un gestore di un negozio di money transfer di Atene, a favore di alcuni componenti del consorzio criminale radicato a Siena, con proiezioni transnazionali e basi logistiche in Grecia e in Bosnia.
Le investigazioni si sono nutrite dell’apporto collaborativo delle vittime, le quali hanno riferito che, una volta “prese in carico” a Siena dai propri connazionali, dopo la lunga traversata, erano state sottoposte ad aggressioni fisiche e verbali, minacce ed estorsioni, finalizzate all’esborso di altro denaro quale ulteriore compenso per il loro arrivo e soggiorno in Italia. Proprio per questi motivi avevano deciso di scappare; tuttavia, raggiunti alla stazione ferroviaria di Siena da alcuni componenti del gruppo criminale, erano stati aggrediti, riportando serie ferite.
Una delle vittime dei reati era stata ritrovata all’interno di un appartamento del centro di Siena, tenuta sotto sequestro da tre connazionali che avevano l’ordine — impartito loro dal capo del gruppo criminale individuato — di non lasciarlo andare finché non avesse estinto un debito di duemila euro dovuto all’associazione, in virtù dei servizi resi dalla stessa e funzionali a permettere loro l’ingresso clandestino in Italia ed a garantirne la permanenza.
L’attività investigativa – svolta anche grazie all’ausilio di strumentazione tecnica (intercettazioni telefoniche e visive), oltre a fornire ulteriori riscontri sui fatti di reato descritti – ha consentito di documentare le modalità della presa in carico di numerosi altri clandestini pakistani nella provincia di Siena, dal loro arrivo dal confine italiano a Firenze e, poi fino a Siena, per la gestione degli alloggi degli stessi.
Una volta arrivati a Siena, i componenti dell’organizzazione indirizzavano i clandestini verso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Siena, guidandone le condotte, attivandosi per far assegnare loro una temporanea sistemazione in attesa della formalizzazione della richiesta di protezione internazionale.
Ulteriori dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11,30 di questa mattina presso la sala riunioni della Procura presso il Tribunale di Firenze.