Così un intervento di Roberto Montanelli, candidato al Consiglio comunale di Potere al Popolo.
“Nonostante i dirigenti di questo ente si siano affrettati ad affermare che i danni, senza il loro intervento, sarebbero potuti essere più ingenti, appare evidente che si è trattato invece di lavori progettati non considerando adeguatamente gli impatti sulla sicurezza idrogeologica del nostro territorio, portando più danni che benefici. D’altra parte sarebbe bastato accogliere i suggerimenti e le petizioni di docenti e ricercatori del nostro ateneo e delle associazioni ambientaliste, che denunciavano allarmati l’aratura delle sponde fluviali e l’abbattimento di migliaia di maestosi e sanissimi alberi che trattenevano le sponde dall’erosione delle piene e contribuivano alla depurazione delle acque. Ma non sono stati ascoltati e i risultati, che potrebbero essere molto più devastanti in caso di vere “bombe d’acqua”, sono sotto gli occhi di tutti. La vista dei corsi d’acqua colmati dal fango eroso dalle sponde denudate, che le sparute piante di Robinia risparmiate al taglio non riescono ovviamente a sostenere, sono uno spettacolo desolante. Questo scempio, in collaborazione con i comuni interessati, incluso quello di Siena, è basato sulla riduzione dei corsi d’acqua a semplici tubi, liberi da ingombri, idonei a un rapido ed efficiente spostamento di liquidi da monte a valle. Eppure esistono precise prescrizioni di legge che vanno in tutt’altra direzione: per esempio l’art. 115, Dlgs.152/2006 prevede la tutela di una fascia di almeno 10 metri dalla sponda dei fiumi e sempre il Dlgs.152/2006 prescrive “il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea nella fascia immediatamente adiacente i corpi idrici, con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità da contemperarsi con le esigenze di funzionalità dell’alveo”. Anche la direttiva europea 2007/60/CE “Alluvioni” indica che in aree non urbanizzate siano individuati spazi idonei alla libera espansione delle acque, al ripristino di pianure alluvionali, al recupero di aree palustri e boschi ripariali e che siano disincentivate attività edilizie nelle zone soggette a inondazioni.
Potere al Popolo Siena ritiene che una politica di gestione attiva e partecipata del territorio sia una esigenza primaria per tutelare il nostro territorio e prevenire il dissesto idrogeologico. Condanniamo con fermezza l’impostazione quasi esclusivamente emergenziale e di riparazione del danno delle amministrazioni pubbliche, che non può che produrre interventi non supportati da adeguati studi scientifici che possono infliggere ferite gravissime al territorio e danni a cose e persone”.